È difficile ammettere che l’uomo avesse l’abitudine di brucare certe graminacee selvatiche

… Una tale ricostruzione dei costumi dei nostri antenati è inaccettabile.

In realtà, i cereali crudi, come l’amido che contengono, sono particolarmente indigesti per l’uomo:

è poco probabile, perciò, che egli abbia perseverato a mangiare semi che gli davano pesantezza di stomaco,

Nella speranza che qualcuno inventasse il pane

L’unica cosa che possiamo affermare è che i cereali appaiono contemporaneamente all’agricoltura

E che fin dall’inizio essi ricevano la stessa preparazione che ricevono ancora qua e là per il mondo: pane o farina

Le tradizioni antiche di tutte le civiltà, coscienti di questo mistero, affermano che le principali piante alimentari furono donate da dèi

… Non abbiamo mai traccia nelle leggende di fondazione delle civiltà tradizionali, di tentativi infruttuosi di coltivazione

L’archeologia non ci ha rivelato piante abbandonate dopo numerosi tentativi fatti per migliorarle

… Immaginiamo l’uomo delle caverne che si immerge nella natura

contando unicamente sui suoi muscoli potenti e su un cervello vergine.

Alcune migliaia di anni non gli sarebbero bastate per sperimentare tutte le piante,

assaggiarle, prepararle in modi diversi, fino a trovare la ricetta giusta

che gli permettesse di trar vantaggio da radici poco commestibili o decisamente velenose.

… poi … avrebbe dovuto diventare cow-boy, catturando uno ad uno tutti gli animali,

provando sistematicamente la loro buona volontà di lasciarsi addomesticare o di vivere in cattività

In breve, il nostro lontano antenato avrebbe dovuto, per sopravvivere, condurre un’esistenza da professore di museo di storia naturale,

oltre che una vita da cacciatore, e da selvaggina braccata dalle bestie feroci.

Doveva essere capace di riassumere tutta questa scienza e di trasmetterla senza scrittura, con l’aiuto di un linguaggio rozzo, per assicurare la sopravvivenza delle generazioni successive.

 

(Jean Servier (1918-2000), L’uomo e l’invisibile, Traduzione Giovanni Cantoni e Agostino Sanfratello, Rusconi, 1973, p. 294-295, p. 320-321)

 

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