Appunti blog 08: MARCEL DE CORTE (2)

«La cultura era una volta ciò che restava dopo aver dimenticato tutto,

oggi è ciò che manca dopo aver imparato tutto»

Generalmente si crede che la specializzazione sia un avvicinamento al reale:

È invece il contrario.

Una realtà, qualunque essa sia, non è veramente conosciuta se non nelle sue origini e nei suoi risultati,

al suo posto nei piani d’essere che la abbracciano;

considerarla isolatamente, significa allontanarsene

… affermava con sarcasmo Bernard Shaw:

«Lo specialista è uno che conosce un numero sempre maggiore di cose

in un settore sempre più ristretto,

cosicché, al limite, conosce tutto di nulla»

Il culto della specializzazione in tutti i campi ci pare tanto più nocivo all’intelligenza,

in quanto sviluppa la tentazione di elevare la parte in tutto,

aumenta l’istinto totalitario

la pretesa di conoscere fino in fondo la realtà,

il desiderio di trasportare metodi che hanno dato buoni risultati in un campo ristretto

in tutti gli altri campi.

Da osservazioni limitate, si passa con facilità a generalizzazioni affrettate:

Scientismo, evoluzionismo, materialismo … nascono proprio da questa tendenza.

Oggi non è più la realtà che meraviglia, ma la scienza.

Confessiamolo: la credulità dei nostri padri era un nonnulla

a paragone con la puerile divinizzazione di sé dell’uomo d’oggi.

 

(Marcel de Corte (1905-1994), Fenomenologia dell’autodistruttore, Traduzione Roberto Antonetto, Borla, 1967, p. 118-120)

 

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