Si muore fra squilli di tromba e grida di giubilo

… E tutti sembrano entusiasti

… il marketing funebre è sapiente nello scegliere i casi perfetti per la causa

… la narrazione della morte ha bisogno di storie che straziano il cuore e cancellano i dubbi

… il racconto della moglie di Antonio La Forgia lascia intatte, e anzi moltiplica, le mie paure    [ Corriere della Sera ]

«La mattina gli ho chiesto: non ci sono più momenti Goethe, vero? E lui ha annuito»

… gli chiede se non ci sono più attimi di felicità, lui annuisce e tanto basta per decretare che «è la fine»

… Antonio chiede alla dottoressa: «Stasera mi faccia dormire»

… Viene sedato di lunedì, muore di venerdì

mercoledì si sveglia, muove una mano

… «Gli ho chiesto: stai cercando una sigaretta? Ha fatto con la testa»

… «La dottoressa ci ha poi detto: lui ha una gran voglia di vivere

non lo stimolate troppo perché sennò non riesce ad andarsene

Non sono più entrata nella stanza. Avevo paura di toccarlo, svegliarlo»

… se lui aveva una gran voglia di vivere, perché l’hanno ucciso?

Perché non è più entrata nella stanza?

Perché ha avuto paura di svegliarlo?

… c’è la certezza che poi non abbia cambiato idea?

… la richiesta di sigarette, due giorni dopo, non fosse un disperato appello a restare vivo?

… fa orrore pensare a un mondo dove si corre anche solo lontanamente il rischio che una persona malata possa essere sedata definitivamente e uccisa contro la sua volontà

Chi può escludere che la festa della morte che stiamo celebrando a reti unificate si trasformi invece in una progressiva eliminazione dei più deboli?

… Chi può escludere che una mezza frase («Stasera mi faccia dormire») venga interpretata come una richiesta di morte anche quando non lo è, soltanto per togliere di mezzo malati ingombranti e costosi?

Il confine tra lo sbandierato diritto civile e il trionfo dell’egoismo è più sottile di quel che sembra. Ci vuole niente a superarlo

 

                    Corriere della Sera

 

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