Appunti blog 20: MARCEL DE CORTE (4)

l’uomo sa, fin dalla nascita, 

di essere inserito in un universo fisico e metafisico che egli non ha fatto,

in un ordine che non è alla sua mercé,

in una gerarchia di esseri

di cui non può alterare la distribuzione senza danneggiare se stesso.

… Nell’obbedire in tutte le sue operazioni alla realtà,

l’intelligenza insegna così all’uomo a divenire ciò che è,

a  «fare bene l’uomo»

… L’eroe, il genio, il santo sono coloro che vi pervengono nella perfezione.

… Verità non v’è, se l’intelligenza non concorda con la realtà.

Non v’è bene, se non è il vero bene.

Nulla è bello all’infuori del vero,

soltanto il vero è degno d’amore.

… «Le menti falsate non hanno il sentimento del vero

ma ne posseggono le definizioni;

guardano in se stesse, invece di guardare davanti ai loro occhi;

nelle deliberazioni consultano le idee che si fanno delle cose, e non le cose stesse»

 

(Marcel de Corte (1905-1994), L’intelligenza in pericolo di morte, Traduzione Orsola Nemi, Volpe, 1973, p. 16-17, 22)

 

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